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Siqueiros, David Alfaro.

Pittore messicano. Formatosi artisticamente all'Accademia di Città del Messico, militante del Partito comunista, prese parte alla rivoluzione del 1914; in seguito diresse gli scioperi minerari e fu eletto segretario generale della Confederazione sindacale unitaria del Messico. Tra il 1919 e il 1921 fu a Parigi, in Italia e in Spagna dove, nel 1921, elaborò il manifesto dell'arte rivoluzionaria messicana. Rientrato in patria, mise la sua arte al servizio del rinnovamento culturale e politico del Paese, usando i murales per propagare idee e sentimenti. Nel 1923 fondò il giornale “El Machete” e si dedicò anche all'attività sindacale, motivo per cui fu più volte arrestato e posto al confino. A partire dal 1932 visse e lavorò per alcuni periodi a New York, Los Angeles, in Uruguay e in Argentina. Nel 1935 organizzò a New York il Siqueiros Experimental Workshop, un laboratorio nel quale si effettuavano ricerche d'avanguardia artistica, che riguardavano soprattutto le tecniche e i materiali. Partecipò alla guerra civile spagnola tra le file dei repubblicani. Tornato in Messico nel 1939, fu implicato nel tentativo di assassinio di Trotzkij e, dopo essere stato processato e assolto, si trasferì in America Latina dove rimase fino al 1944. Dopo aver dipinto sulle pareti del castello di Chapultepec la Storia del Messico, fu arrestato nel 1962 sotto l'accusa di attività eversive. Condannato a 25 anni di carcere ma graziato nel 1964, portò a termine la pittura murale più grande mai eseguita nella storia dell'arte, la Marcia dell'umanità (1965-69), su una superficie continua di 4.600 mq. Nel 1967 fu insignito del premio Lenin per la pace e dal 1968 al 1974 diresse l'Accademia di belle arti messicana. Tra le sue opere ricordiamo gli affreschi realizzati per la Escuela Nacional preparatoria di Città del Messico (1922), il murale Il ritratto della borghesia (1939) realizzato sulla facciata della sede del sindacato degli elettricisti della capitale, il murale Morte all'invasore, realizzato durante l'esilio a Chillán, in Cile, (1941-42) e gli affreschi del palazzo delle belle arti di Città del Messico intitolati Nuova democrazia (1945) (Chihuahua 1898 - Cuernavaca 1974).
D.A. Siqueiros: “Porfirio Diaz e la dittatura borghese”